Hanno chiuso tutte le scuole pubbliche a livello nazionale fino al 15 marzo, ho due bambini piccoli a casa e lavoro ugualmente, anche se in maniera diversa da come avevo previsto. L’organizzazione del mio tempo è cambiata ma lavorerò lo stesso e mi sento una privilegiata perché conosco bene il valore del lavoro flessibile, lo smart working di cui tutti oggi parlano e che fino a pochi giorni fa alcuni non sapevano nemmeno che esistesse.
Sono abituata al lavoro agile ma lo sono ancora di più a gestire gli imprevisti, che per una mamma sono all’ordine del giorno. Una febbre a sorpresa, la scuola e il nido chiusi oppure un parto arrivato con largo anticipo. In questi 6 anni da mamma lavoratrice non ho mai smesso di lavorare. Con una gravidanza a letto, con malesseri continui, il giorno stesso del parto. Ho scritto testi nei momenti più assurdi della giornata, ho imparato a concentrarmi anche senza silenzio, ho capito quando la mia mente è più propensa all’ispirazione e alle buone idee. Accetto le sorprese pronta ad affrontare ogni situazione e organizzo ogni momento della giornata in base a quello che mi sta attorno. Lavoro mentre sono in fila dal medico o mentre i miei figli fanno merenda.
Ho scelto lo smart working come filosofia di vita e ne distinguo vantaggi e svantaggi. So che oggi, chi non conosce cosa sia il lavoro agile, si trova a dover gestire una situazione di panico che diventa un problema personale, perché scombussola i programmi delle famiglie. Padri a casa obbligati a lavorare in cucina anziché nel loro ufficio in azienda. Mamme lavoratrici costrette a gestire il loro tempo in maniera totalmente diversa dalla normalità.
Per chi non conosce lo smart working è difficile da un giorno all’altro imparare a ritagliarsi i momenti giusti per lavorare, ottimizzare i tempi, rendere la giornata più snella e aperta a tutto. È difficile ma prima ci si rende conto degli aspetti positivi, e di quanto faccia sentire più liberi nell’organizzazione del tempo e del lavoro, e prima potrà cambiare il suo approccio professionale. Lo deve fare per forza. Oggi un lavoratore deve essere in grado di cambiare un metodo ormai antico, che ci rende un’Italia poco preparata agli imprevisti, troppo attenta agli iter burocratici.
Smart working: una definizione che devi conoscere
Questa la definizione dello smart working in base alla legge 81/2017:
Le disposizioni del presente capo, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.
È facile capire quali siano gli aspetti più importanti di un contratto di smart working: la flessibilità organizzativa e la possibilità di lavorare da remoto ma anche – se si legge tutta la normativa – il diritto di ricevere lo stesso trattamento economico di un lavoratore che non opera con contratto in smart working.
Largo spazio allo smart working: perché in questo periodo storico funziona di più
In questi giorni di preoccupazione per “l’allarme da coronavirus”, aziende e realtà professionali si interrogano su quali siano le scelte migliori per vivere questo nuovo momento storico. È necessario cambiare i ritmi di lavoro, non uscire di casa se arriva la comunicazione ufficiale dal Ministero. Serve flessibilità e organizzazione; serve soprattutto predisposizione al “lavoro agile”, un lavoro che mette in conto le sorprese. Oggi più che mai dobbiamo dare largo spazio allo smart working.
Quindi, anche se molti italiani ne sentono parlare oggi per la prima volta, in verità questa forma contrattuale viene adottata da tutti quei professionisti che vogliono investire nella flessibilità e nella versatilità delle loro competenze, per essere produttivi in momenti impensabili, per far vincere l’ottimizzazione del tempo. L’italiano deve abituarsi al cambiamento, deve essere pronto a lavorare in qualsiasi situazione, a vivere la sua professione non solo con l’impostazione di andare al lavoro in un ambiente al chiuso – sempre lo stesso – in cui recarsi ogni giorno alla stessa ora per eseguire le sue mansioni. È importante cambiare la visione delle cose, per vivere il lavoro con minore pressione e stress in caso di imprevisti.
Nel 2020 il lavoro non è più solo il lavoro da ufficio ma l’Italia non l’aveva ancora capito. Ce lo dicono i dati: dall’analisi della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro emerge che in Italia aderisce allo smart working soltanto il 2 % dei lavoratori, contro numeri molto più alti in Europa, anche del 30 % in Svezia e in Olanda.
La nostra scelta: dal 2016 un virtual office che abbatte le distanze
Dalla nascita di Ctrl+f abbiamo deciso di investire tempo e denaro in un progetto che non conoscesse la parola “distanza”. L’abbiamo abolita dal nostro dizionario e ne abbiamo fatto un punto di forza, la possibilità di lavorare con committenti di New York, della Russia, della Gran Bretagna o della Svizzera ma anche della Sardegna e della Sicilia. Il nostro è un mondo senza confini, in cui basta avere una connessione internet per coordinarci e studiare una strategia di comunicazione adatta al brand che ci sceglie.
Operiamo e abbiamo dato spazio allo smart working perché è questa la forma contrattuale che ci aiuta a fare meglio e in minor tempo. Ci consente di spostarci se necessario e di lavorare agli orari più comodi per dare al cliente il servizio che si aspetta. Questo approccio professionale ci ha consentito di lavorare in maniera più snella e veloce, consegnare in tempi rapidi dei lavori complessi, essere operative anche durante gli imprevisti e poter collaborare con realtà estere senza limiti.
Oggi più che mai siamo convinte di aver fatto la scelta giusta.